lunedì 7 maggio 2018

LA BELLA MAGDALENA (racconto per bambini)

Da "Margie e le storie di vita vissuta"


LA BELLA MAGDALENA

 











  


disegno di Manuel Preitano

 -Hai finito le faccende?- urlò Margie, stanca di attendere.
-Insomma! Volendo non si finirebbe mai di sfaccendare- rispose la mamma -Dunque, qual è la storia?-.
-La storia di Magdalena, mamma. Te lo sei già scordato?-
-No no, lo ricordo bene. E tu ricordi a che proposito ti ho parlato di Magdalena?-.
-Sì, a proposito che le storie degli uomini spesso dipendono dai comportamenti di altri uomini-.
-Ed è proprio così, Margie. Dunque ascolta:
Magdalena era una cavallerizza, una bellissima ragazza che incantava gli spettatori con la sua bellezza e la disinvoltura con cui faceva le sue evoluzioni su di un magnifico cavallo bianco. Lei era figlia del circo, nel senso che era nata in una di quelle roulotte che fanno cerchio attorno al grande tendone. La sua mamma e il suo papà erano la coppia di trapezisti più famosa di quell’epoca. Erano famosi non solo perché erano bravi, ma perché rischiavano tutte le sere proponendo esercizi sempre più difficili-.
-Ma sotto c’è la rete- obiettò Margie.
-Sì, ma anche cadere sulla rete a volte può essere pericoloso. Comunque, fin da piccola, Magdalena si era appassionata ai cavalli e trascorreva quasi tutta la sua giornata con loro. Aveva anche inventato un modo di dialogare con quegli animali. Infatti i cavalli non solo la stavano ad ascoltare, ma a volte scuotevano la testa, a volte nitrivano, a volte pestavano con gli zoccoli. Insomma, che si capissero o no, tra i cavalli e la piccola Magdalena c’era un rapporto meraviglioso. Già a cinque anni, ancora
molto piccola, aveva cominciato a cavalcare, e tutti dicevano che i cavalli sembravano felici di portare a spasso quel piccolo tesoro. Addirittura, senza che lei glielo chiedesse, i cavalli riuscivano ad emozionarla con piccole evoluzioni.
Quando Magdalena aveva compiuto il suo dodicesimo anno di età, i suoi genitori avevano cominciato a ragionare con lei del suo futuro. Naturalmente avrebbero voluto che la loro bimba ricalcasse le loro orme, e che diventasse una grande trapezista. La loro esperienza infatti le sarebbe stata preziosa. Ma Magdalena era stata subito categorica:
<<Voglio fare la cavallerizza>> aveva detto con fermezza. In fondo c’era da aspettarselo, visto che trascorreva tutto il suo tempo in compagnia dei cavalli! E l’unica amarezza per i suoi genitori era stata quella di non poterle insegnare il mestiere. Loro amavano i cavalli, come tutta la gente del circo, ma non conoscevano le tecniche necessarie per diventare una buona cavallerizza. Tuttavia avevano accettato le decisioni della piccola Magdalena.
Dopo qualche mese era arrivato Panna, un cavallo bianco di una bellezza mai vista. Lo aveva comprato il proprietario del circo e lo aveva affidato a Magdalena:
<<Se sei capace e hai talento, con questo cavallo potrai stupire il mondo>> le aveva detto.
Tra Panna e Magdalena si era instaurato subito un rapporto di grande sintonia e di affetto; sembrava che vivessero l’uno per l’altra. E su Panna, Magdalena aveva cominciato ad esercitarsi, aiutata dai più esperti cavallerizzi del circo. I due imparavano presto, e già dopo alcuni mesi gli era stata concessa la loro prima apparizione in pubblico. Una piccola cosa, naturalmente, ma che aveva strappato gli applausi degli spettatori soprattutto per l’affiatamento che mostrava la coppia.
Non ci era voluto molto perché Magdalena e il suo cavallo facessero parlare di sé.
Presto il loro era diventato uno dei numeri più belli dello spettacolo di quel circo, e il pubblico fremeva in attesa che la coppia entrasse in pista. Magdalena si esercitava per molte ore tutti i giorni.
Nei cartelloni che pubblicizzavano lo spettacolo, c’era ritratta Magdalena che eseguiva il salto mortale sulla schiena del suo amico Panna. Ecco, la nostra storia comincia da qui, da quando cioè Magdalena era diventata una grande attrazione, una vera e propria star, contesa da tutti i proprietari di circo che avevano avuto la fortuna di apprezzarne la bravura e la professionalità. Sembrava che nulla potesse arrestare la carriera di quella giovane cavallerizza. Sembrava che per molti anni ancora nessuno avrebbe potuto eguagliarla. Ma gli stessi onori venivano tributati a Panna: un cavallo che eseguiva un galoppo perfetto e costante, e che dava il massimo della sicurezza alla sua compagna. Tutte le cavallerizze lo avrebbero voluto.
Una sera, una sera in cui il tendone era pieno fino all’inverosimile di bambini venuti da tutti i paesi vicini, Panna e Magdalena entrarono in pista con la solita grinta e la solita eleganza. Magdalena sorrideva sempre durante i suoi esercizi, mentre Panna teneva la testa bassa e rivolta verso l’interno della pista. Questo gli dava un aspetto regale e creava un’atmosfera emozionante.
Magdalena era bellissima nel suo costume cosparso di pagliuzze scintillanti. Dopo avere strappato molti applausi con una serie di evoluzioni di grande valore artistico, i due si apprestarono ad eseguire il loro numero più prestigioso. Questo si svolgeva al buio, mentre lo scintillio delle pagliuzze disegnava la sagoma di Magdalena. Panna conosceva a memoria l’esercizio, e la sua grande classe gli consentiva di mantenere il passo anche a luci spente. Così fu annunciato il difficile esercizio, le luci si spensero e, dopo il consueto applauso di incoraggiamento, cominciò il rullo dei tamburi. Ebbe inizio il primo giro di pista durante il quale la coppia si affiatava e trovava il giusto passo e la giusta cadenza. Poi il secondo giro, che serviva a Magdalena    per    trovare    l’equilibrio    e    la concentrazione. Il pubblico era silenzioso e rapito: si sentiva il rumore degli zoccoli di Panna, attutito dalla segatura di cui era cosparsa la pista; ma anche la vocina di Magdalena che, in qualche modo riusciva a dialogare con il suo compagno. E finalmente ebbe inizio il terzo e ultimo giro, mentre i tamburi aumentavano il loro ritmo contribuendo a creare un’atmosfera di grande attesa. Gli spettatori udirono Magdalena contare fino a tre e poi la videro librarsi nell’aria, leggera come una piuma d’uccello.
Quindi la videro raggomitolarsi due volte su se stessa e compiere così, con la sua solita grazia, il doppio salto mortale. Ma nell’attimo in cui le evoluzioni di Magdalena finivano e alla brava cavallerizza non rimaneva altro che ricadere sulla schiena del suo cavallo, un bimbo lanciò il suo orsacchiotto di peluche sulla pista, colpendo Panna all’altezza del ginocchio anteriore. L’impatto non fu doloroso per il cavallo, ma gli mise paura, e l’effetto fu devastante. L’animale si allontanò dalla pista e deviò dalla sua linea di galoppo; Magdalena non trovando più la schiena amica, cadde pesantemente sull’orlo della pista-.
-Si è fatta molto male, mamma?- chiese Margie.
-Purtroppo per lei sì! Infatti quello fu l’ultimo spettacolo di Magdalena e la sua ultima apparizione sulla pista di un circo-.
-Che peccato, mamma! E al bimbo cos’hanno fatto?-
-Cosa puoi fare ad un bimbo? Piuttosto i suoi genitori furono rimproverati per non aver saputo tenere a bada il loro piccino. Ma poi tutto rientrò nel grande mistero del destino, che decide la storia degli uomini-.
-Ma è stato il bambino, non il destino-.
-Sì, è vero, quella volta il destino si era presentato nelle vesti di un piccino che ne aveva avuto abbastanza del suo orsacchiotto di peluche.
Voglio dire che le azioni le compiono gli uomini, e che pertanto sono responsabili di ciò che accade a loro e agli altri, ma che forse ciò che ci accade sta scritto nel libro del nostro destino. Pensa: quella sera, quell’ora,    quel    bimbo,    quei    genitori, quell’orsacchiotto, quel buio, quel cavallo che in quel preciso istante transitava davanti al bimbo, quel salto già compiuto, quel rullo di tamburi eccetera eccetera. Forse sarebbe bastato che uno solo di questi elementi fosse venuto a mancare, perché tutto filasse liscio. Ma si dice che quando le cose debbono succedere, tutto stranamente combacia, nei modi e nei tempi-.
-È vero, perché, se non mi fosse caduto il quaderno a terra, la mia maestra non avrebbe visto gli scarabocchi. E poi, guardava proprio dalla mia parte, e si era appena messa gli occhiali-.
-Proprio così, anche se resta il fatto che non si debbono fare gli scarabocchi nel quaderno, come non si debbono lanciare gli orsacchiotti o altri oggetti sulla pista di un circo-.
-E Magdalena dov’è andata?-.
-Oh, gli esseri umani hanno mille risorse! Dopo i primi giorni di sconforto infatti, e dopo aver pianto tanto, cominciò una nuova vita: quella dell’istruttrice.
Ma tutto cominciava sempre col far capire alle giovani allieve quanto fosse importante amare il proprio cavallo e trascorrere con lui buona parte del tempo libero-.
-E Panna?-.
-Panna si rifiutò per sempre di farsi cavalcare da qualcuno che non fosse la sua Magdalena. E quando la sua amica gli era in groppa, si muoveva molto lentamente, quasi si rendesse conto che per colpa della sua paura la bellissima Magdalena aveva dovuto smettere di stupire il mondo-.
Ma Magdalena e Panna non smisero mai di lavorare insieme, e divennero la coppia di istruttori più famosa del mondo.
-Mamma, come si intitola la prossima storia?-





LA PROSSIMA STORIA SI INTITOLA
"IL COLORE DEL MARE"

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