venerdì 7 giugno 2019

IL MOZZO




C'era una volta un mozzo su un veliero
col grande sogno di divenir nostromo,
amava la divisa di quell'uomo
e della ciurma quel rispetto vero.

Un giorno l'incontrò in timoneria:
-Sapete- disse -ho voglia d'imparare,
siete il maestro a cui ho da guardare,
da voi dipenderà la rotta mia.

Ero fanciullo, che ora più non sono,
quando incontrai quell'uomo alla taverna,
avea sul volto una risata eterna
e l'aria inusitata d'esser buono.

Offriva a tutti, con tutti era disposto;
quando mi vide m'accolse tra le braccia
guardò negli occhi miei, girò la faccia,
"Se imparerà gli toccherà il mio posto!"

E poi fischiò in quello strano arnese,
tal che l'orecchie mie furono offese;
compresi la funzion che lo fregiava
e piansi allor ch'ogni velier salpava.-

-Nessun per la divisa è buon nostromo,
fischia il fringuello a terra e l'usignolo,
fischia il gabbiano quando s'alza in volo:
non è il fischiar che ti farà grand'uomo.

Oggi sei mozzo, doman forse nostromo,
e ascolterai qualcun com'io t'ascolto;
la voglia di volar vuol dir già molto,
ma sarai grande se sarai grand'uomo.

Dar di ramazza è oggi il tuo mestiere;
fatti vantar, conquistati il rispetto,
se un giorno avrai divisa ed un fischietto
tutti diranno "Ha il senso del dovere".

Dagli con forza, mozzo, a quegli ottoni,
in mare tutto è grave e mai scontato,
il tempo corre e tu ne hai già sciupato:
a terra è luogo d'esser tutti buoni.

Intanto guarda, osserva, impara, credi,
ciò che vedrai ti farà più uomo,
da qui s'impara a diventar nostromo
se ciò che accade a memorar provvedi.-

Il mozzo da quell'uom prese consiglio.
e da quel dì non disdegnò gli eventi,
guardò, imparò, e rafforzò gl'intenti
sfruttando poco o niente il suo giaciglio.

Si costruì un fischietto artigianale,
un pò alla buona, che non sembrasse uguale,
e modulava note lunghe e corte
quando nei porti si facean le scorte.

Da mozzo il passo era giovanotto,
e quindi marinaio in sul veliero,
tra questi era la scelta in far severo
per stima, per fiducia o per progetto.

Un giorno in uno spaccio fronte porto
trovò un berretto usato da un nostromo
famoso p'esser stato un gentiluomo,
e morto in mare tra l'onde e lo sconforto.

Succede ai marinai di tutto il mondo,
la morte in mare è il giusto accadimento,
un desiderio, quasi un pio tormento,
chè in terra il tempo non gli è più fecondo.

Così era un reperto pien di gloria,
e lo indossava quando nella stiva
spossato dal lavoro ognun dormiva,
e si pavoneggiava alla memoria:

mimava, burberava, era severo,
ma ammiccava e si mostraa paterno
quando veniva fuori da un inferno
che il mare proponeva al suo veliero.

La poca scuola gli fu grande aiuto,
e lesse tanto di marineria
su vecchi libri raccattati in via,
così che il tempo non fu mai perduto.

E il tempo volò via di porto in porto,
il mozzo, giovanotto ormai da tempo,
divenne marinaio a tutto campo
e di marineria un vero esperto.

Un giorno, in cui la ciurma si formava
per una lunga stagione intorno al mondo,
fu convocato in sala di comando:
ebbe una stretta al cuore ed indugiava:

"Dove ho sbagliato, per cosa mi si sbarca?
Ho dato tutto, ho salvato in mare
chi stoltamente rischiava d'annegare.
Preferirei andare in pasto all'orca."

Poi s'avviò, pensando al mondo strano,
sperando solo in buone credenziali.
I sopraposti, al par degli ufficiali,
con gran rispetto gli tendean la mano.

"Così si fa per chi abbandona il campo!"
pensò il marinaio ricambiando,
"è antica usanza, prescinde dal comando,
si fa tra marinar di vecchio stampo."

Da dentro già il destin facea sentire
la voce roca del padron del legno
"Che peccato non esser stato degno!
dovrò più faticar per apparire."

-Avanti marinaio, vieni a rapporto,
non abbiam tempo per discorsi forti,
siedi con noi che abbiam toccato i porti
del mondo intero con un nostromo accorto.

Se te la senti, per progetto mio,
ti voglio qual nostromo in questo viaggio,
per te c'è pronto già un buon ingaggio,
basta la firma tua e voglia Iddio!

-Ma io credevo... Non mi sento bene!
è il sogno che ho inseguito da bambino,
e ho faticato tra sartie e catene:
non ci sarebbe per me un bicchierino?-

-Firma nostromo, solo allor potrai
chieder qualcosa che non avresti mai;
con noi bevono solo i sopraposti,
sebben talvolta un mio nostrom s'accosti.-

Il comandante gli consegnò il fischietto
in un contenitor di gran pretese,
e poi con il nostromo fu cortese:
-Il tuo l'usasti solo per diletto!

Ad ogni fischio seguirà un evento,
usalo bene e ne avrai ritorno;
fatto d'ottone e di pregiato corno
sarà la voce tua contro ogni vento.-

Sembra una fiaba come ve n'è tante,
in cui un piccin s'avvale d'un maghetto
per culminar di gloria il suo progetto,
ma è storia di fatica e fior di mente.

Messina 08-06-2019

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