L'ARMATA
INCOSCIENTE
Del rospo lessi ma
dal rospo andai
nella campagna che
non scordo mai,
ce n'era sempre uno a
sua disdetta
"Eccolo, è lì,
non sa cosa l'aspetta!"
Chi canne, chi
bastoni, e chi dei sassi,
era un'armata contro
il mostro bruno,
fermo si stava e noi
a pochi passi,
e l'ombra del nocciol
copria ciascuno.
Perchè, mi chiedo
oggi, qual vantaggio?
Forse la noia, non
certo per coraggio;
quell'essere soffriva
ogni confronto,
era contratto ed a
morir già pronto.
Forse sentiva l'odore
della morte
di cui eravamo pregni
oltre misura,
ch'ogni piccin si
porta per natura
se a quell'amor
nessun gli apre le porte.
Non era guerra ma un
pestaggio forte,
ognuno s'accania come
sapeva,
difender l'animal non
si poteva:
dell'armi giuste non
avea le scorte.
Contenti tornavam
senza rimorsi,
cosi sembrava almeno
in compagnia,
ognun vantava il
colpo e la follia,
e poi c'inoltravam
p'altri discorsi.
Io mentirei a dir di
pentimento,
quell'epoca non era
ancor maestra
a moderar quel tale
sentimento.
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